Francesco Martani
ANATOMIA COME SOGNO DEL CORPO

FRANCESCO MARTANI
ANATOMIA COME SOGNO DEL CORPO

30 ottobre - 22 novembre 2015

Inaugurazione venerdì 30 ottobre ore 18


Quanto oggi viene proposto e si realizza alla Casa del Mantegna si fonda sui tempi lunghi di un lavoro quarantennale. E questo lungo e appassionato lavoro a dare ancora oggi molto frutto. La Casa del Mantegna, laboratorio di ricerca e di idee, è inserita infatti in un circuito espositivo di rilevanza nazionale e riesce, pur nella difficoltà dei tempi, a proporre, con continuità, mostre di ampio respiro che fanno vivere alla città, in questo campo, una dimensione di rilievo. Le ragioni di un percorso tanto significativo dipendono anche dal fatto che non si è mai cercato di perseguire richiami facili e scontati, solo perché alla moda. Il legame col territorio è stato, ad esempio, uno dei temi su cui si è focalizzata spesso e strategicamente l’attenzione.
Non è dunque casuale che si costruisca oggi una rassegna dedicata a Francesco Martani, illustre medico, generoso sostenitore d’eventi d’arte, raffinato collezionista e sensibilissimo pittore. Francesco Martani è un mantovano che, partito giovane per Bologna, non ha mai sciolto il legame affettivo con la sua terra d’origine.
Oggi le migliori opere della sua collezione sono esposte nella sua Ca’ La Ghironda, a Zola Predosa, in un parco museo frequentato da migliaia di studenti e di visitatori. E ogni cosa narra in questo spazio di una autentica passione per l’arte e per la cultura. Ma è la persona che pratica con caparbietà la pittura (da almeno sessan’anni) che adesso ci interessa, una persona che, in opere realizzate a partire dagli anni cinquanta e nel periodo in cui era iscritto alla Facoltà di Medicina e Chirurgia, si dedicava parallelamente al disegno anatomico e al dipingere. Nascevano, in quel contesto, opere in cui le immagini delle tavole anatomiche si ibridavano con colori aspri e acidi per dare dimensione estetica inedita e ricercata all’osservazione scientifica. Organi quasi estratti dall’apparato didattico di tutto il campionario dell’anatomia umana si materializzavano in una dimensione spaesante e surreale. La macchina del corpo mostrava i pezzi del suo motore tra il purovisibilismo degli organi e le tracce fluide di una materia cromatica che si coagulava e rapprendeva intorno.
Giorgio Celli, famoso entomologo, e Giovanni Mazzotti, ordinario di Anatomia umana a Bologna, si sono interrogati sulla commistione tra pittura e anatomia nell’opera di Francesco Martani. E certamente hanno fornito interpretazioni di sicuro riferimento. Eppure, senza scomodare Vesalio o Leonardo, per rimanere nel campo della pittura, emerge immediata la memoria della famosa «lezione d’anatomia del dottor Tulp» opera commissionata a Rembrandt, appunto, dal dottor Nicolaes Tulp, professore di anatomia di Amsterdam, un’opera che andava oltre il ritratto di gruppo. Al centro dell’immagine, la fisiologia del braccio di un cadavere indicava, già qualche secolo fa, la strada di una pittura in cui l’anatomia e il risalto del rosso dei tendini scoperti e sollevati dal bisturi, non disturbava l’intensità emozionale di quanto contribuiva a dare valore universale alla bellezza della rappresentazione.
È poi risaputo che lo studio dell’anatomia è ancora oggi una disciplina fondamentale nelle Accademie di Belle Arti come momento di riflessione sul “visibile”, di studio dei canoni proporzionali della forma umana nell’ambito delle tecniche rappresentative. Francesco Martani cercava allora, negli anfratti più segreti del corpo, una personale grammatica della “visione” in vista della rappresentazione della «figura». I mattoni dell’architettura umana si facevano però già pittura e inducevano un legittimo dubbio: Martani era una pittore che studiava medicina o uno studente di medicina che si dilettava di pittura?
La rassegna della Casa del Mantegna, pur senza risolvere il dilemma, parla di un percorso in cui emergono le alchimie pittorico anatomiche degli esordi. Sono proprio queste alchimie a portare il pittore, successivamente, a «sognare il nudo» per parafrasare un’affermazione di Claudio Cerritelli, critico d’arte che ne ha promosso le qualità espressive e ne ha supportato l’opera e la ricerca estetica. La matura messa in scena della nudità arriverà negli anni successivi, in un confronto con un tema plurisecolare della pittura occidentale, un tema che da sempre ha messo a nudo il talento e il virtuosismo di qualsiasi artista. Perché la rappresentazione del nudo, nell’arte occidentale, è sempre stato il punto di equilibrio perfetto tra corporeo e spirituale, tra carne e anima.
L’appuntamento con le opere di Martani diventa dunque importante perché indaga sulle radici espressive di un artista che oggi è un decano dell’arte mantovana. E tutto questo viene portato avanti con un civile atto di riguardo verso la persona, senza inutili clamori, ma con l’affetto di una comunità che ne saluta l’impegno pluriennale. La mostra, ne sono certa, restituirà al visitatore molto più di quanto si aspetti: perché le due sezioni («alchimie pittorico anatomiche» e «La messinscena della nudità») creano un percorso ricco di opere e di emozioni, il piacere autentico della scoperta dell’itinerario di uno spirito irrequieto e iperattivo verso il bello, la risposta a tante domande su un artista contemporaneo a noi vicino, la base della passione del collezionista/mecenate.
In questo modo, tramite la coniugazione di arte, passione e generosità, Francesco Martani, offre al pubblico un nuovo appuntamento con una esposizione davvero suggestiva. I mantovani, e non solo loro, indubbiamente gliene saranno grati. E noi, con buona ragione, nel ritornare al riferimento iniziale alla tradizione consolidata della Casa del Mantegna, alla lunga esperienza di questa eccezionale «officina del pensiero» forte della molteplicità delle tante iniziative promosse, riaffermiamo, intatto, l’impegno messo tuttora in campo. Anche questa rassegna si è poi avvalsa del supporto di importanti collaborazioni storico/critiche, del confronto e della costante cooperazione con il territorio. A tutti va la nostra riconoscenza. Infine, nel ringraziare gli operatori coinvolti e tutto il pubblico, sottolineo la certezza di una nuova ottima proposta espositiva che saprà sicuramente offrire una fonte originale di riflessione, di arricchimento, di confronto e di innegabile interesse.

Francesca Zaltieri
Vicepresidente, assessore al Lavoro, alle Politiche Culturali, ai Saperi e alle Identità dei territori

Ingresso Libero
Orari di apertura
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mattino: da martedì a domenica dalle 10 alle 12.30
pomeriggio: mercoledì e giovedì dalle 15 alle 17
sabato, domenica e festivi dalle 15 alle 18
Chiuso il lunedì, martedì e venerdì pomeriggio