Claudia Tinazzi introduce il dialogo tra:
Massimo Ferrari, Professore associato, Politecnico di Milano, Polo Territoriale di Mantova
Mauro Felicori, Assessore cultura e paesaggio Regione Emilia-Romagna
Per sottolineare la necessità dello studio e dell’auspicata aderenza alla nostra contemporaneità dell’Architettura anche in ambito funerario si è pensato di dedicare una riflessione in forma in dialogo al rapporto tra la tradizione e contemporaneità riferito all’architettura per la morte e in particolare alle nuove pratiche di sepoltura come ad esempio la cremazione. La sempre crescente richiesta riferita a questo rito ha dato vita ad una nuova realtà edilizia, ad una traduzione architettonica degli spazi dedicati sempre più diffusa; molti sono i concorsi recenti indetti per la costruzione di luoghi per la Cremazione, nella volontà di definizione di una tipologia fino ad oggi poco sperimentata perché estranea alla realtà costruita degli edifici collettivi. A partire dal recente Tempio di Cremazione a Valera (Parma) dell’architetto Paolo Zermani – già menzionato all’interno dell’iniziativa “Architettura e Thanatos” - alcune architetture contemporanee in confronto hanno espresso al meglio la ricchezza e l’importanza di questo tema di architettura, tra queste un caso ritenuto esemplare è il Crematorio di Berlino. Il rapporto con la tradizione e con la nostra storia ci porta a considerare l’esperienza mantovana come preziosa memoria novecentesca di questa tipologia; lo storico Tempio Crematorio di Mantova fu costruito proprio 90 anni fa, nel 1931. Architettura e luogo, memoria e oblio, tradizione e innovazione diventano dittici di un possibile dialogo
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