Se le esperienze fattuali della morte e del linguaggio uniscono l’uomo al resto dei viventi, tuttavia i “modi” e la complessità storica di tali esperienze sembrano separarlo dalle altre specie da una incolmabile distanza. Rifacendosi all’appoggio teorico di alcuni filosofi e poeti – fra cui Rilke, Agamben e Heidegger – si cercherà di indagare il rapporto fra queste due esperienze e lo specifico umano che vi interviene. Per riprendere un passaggio del filosofo tedesco Heidegger contenuto nel suo Sein und Zeit (Essere e Tempo) l’uomo è quel vivente che non solo fa esperienza della morte biologica, ma fa anche e soprattutto esperienza della sua possibilità, di una sua riflessione. Così il linguaggio umano non mette a disposizione della nostra specie solo alcuni strumenti di comunicazione, ma anche e soprattutto la possibilità di riflettervi e dunque modificarli, perfezionarli. L’intervento andrà svolgendosi nel segno dell’interdisciplinarietà: unendo a considerazioni più strettamente teorico-filosofiche gli apporti delle discipline scientifiche e alcuni approfondimenti sull’elaborazione dell’esperienza della morte all’interno del linguaggio architettonico.
Interverrano:
Aurora Licaj, dopo aver conseguito il diploma di scuola superiore al liceo classico C. Marchesi di Padova, ha proseguito gli studi in ambito scientifico iscrivendosi alla triennale di biotecnologie a Padova.
Gabriele Zocca, studente di Ingegneria Edile-Architettura all’università di Padova. Membro di Cultura in atto
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