A memoria e Thanatos
giovedi' 27 gennaio 2022 - ore 18.30
In collaborazione con:
Istituto Mantovano di Storia Contemporanea
Elena Alfonsi, Carlo Saletti
La morte di massa ha fatto irruzione nei campi di battaglia del primo
conflitto mondiale come morte che, privando le vittime della vita, sottraeva loro l’identità. Il fenomeno ha riguardato, solo per restare nel nostro
paese, almeno un terzo del numero totale dei caduti (circa 650.000),
rimasti senza nome. L’imponente cerimonia con la quale, il 4 novembre
1921, veniva tumulato nel Vittoriano di Roma il corpo di un soldato
ignoto, ucciso in combattimento − ergendolo a simbolo del sacrificio
richiesto dalla nazione al suo popolo − indicava in questa relazione una
dei volti della modernità. La morte anonima e di massa sarebbe divenuta nei decenni successivi il tratto distintivo delle violenze che hanno
attraversato il secolo, trovando il suo punto culminante nel genocidio
degli ebrei d’Europa.
Contrapponendosi al nome comune, che ha la funzione di indicare,
il nome proprio ha quella di designare (il filosofo del linguaggio Saul
Kripke lo chiama “designatore rigido”). Distinguendo, il nome proprio
separa. All’opposto, la sottrazione del nome proprio conduce all’indistinto. In questo senso, la “restole Vernichtung” di cui parlava Richard
Dannecker, uno dei principali responsabili della deportazione ebraica
dalla Francia verso i centri di sterminio dell’Europa Orientale, se ha il
significato primario di annientamento complessivo può essere intesa anche come annientamento senza resti − processo che inizia dalla cancellazione delle identità personali. Significativamente, le vittime cui veniva
strappato il nome proprio erano destinate a finire in una fossa comune.
Quanto appena osservato ci porta a considerare come la relazione tra
morte (di massa) e memoria non possa che iniziare con la nominazione, il
solo atto che ha la forza di restituire alle vittime la loro identita' sottratta.
CARLO SALETTI, è uno Storico, Traduttore, Registra di Teatro. È Direttore dell’Istituto Mantovano di Storia Contemporanea. Si occupa di ricerca dell’Ottocento e del Novecento, di allestimenti museali. Ha progettato e realizzato il Museo dell’Ossario di Custoza in provincia di Verona.