cultura artistica
a Mantova nel
Quattrocento
1506 - 2006
26 febbraio 2006 - 4 giugno 2006
Mostra nuova è questa voluta
dall'Amministrazione Provinciale di Mantova,
coordinata da Rodolfo Signorini con la
collaborazione di Daniela Sogliani, e per più
versi singolare, allestita da Roberto Soggia al
piano terra e al primo piano in quella che fu la
dimora di Andrea Mantegna.
Sono lettere autografe dell'artista,
manoscritti, libri a stampa, ceramiche, monete e
medaglie, fra le quali mirabili quelle del
Pisanello e di Bartolomeo Melioli; sono tarsie,
dipinti, armi, bronzi di Pier Iacopo Alari
Bonacolsi detto l'Antico provenienti dal Museo
Nazionale del Bargello di Firenze. Il Museo
Liechtenstein di Vienna ha prestato il superbo
bronzetto di Marsia mutato in San Sebastiano,
riconosciuto fra quelli esposti nella Grotta di
Isabella d'Este e di recente attribuito allo
stesso Mantegna; il Museo Jacquemart-André di
Parigi una testa in bronzo del marchese Ludovico
II Gonzaga. Dal Palazzo Ducale di Mantova
proviene un delizioso frontale di camino,
scolpito a bassorilievi di eleganza tadogotica,
e il busto di Faustina Maggiore, in cui la
critica ha ravvisato per anni il marmo
appartenuto al Mantegna e da lui venduto a
Isabella d'Este.
Fra i manoscritti sarà esposta la Cronaca
autografa di Andrea Stanziali (Vidali da
Schivenoglia), il cui restauro eseguito per
l'occasione, ha consentito un' autentica
scoperta nel recto dell'assicella anteriore, un
incavo a croce che forse ospitava un oggetto in
argento. Ma si segnalano pure il De principe del
Platina e la Historia urbis Mantuae Gonzagaeque
familiae di Paolo Attavanti, detto Paolo
Fiorentino, preziosamente miniati, provenienti
dalla Biblioteca Comunale "Teresiana"
di Mantova, mentre dalla Biblioteca Capitolare
di Treviso proviene il celebre codice anconitano
I 138, scritto e illustrato dall'antiquario
Felice Feliciano, nel quale si trova la
descrizione della gita in barca sul lago di
Garda compiuta nel 1464 dal Mantegna assieme
agli amici Giovanni Antenoreo, Felice Feliciano
e Samuele da Tradate. Dalla Kunstbibliothek di
Berlino giungerà il Codice detto del Mantegna
(codice Destailleur OZ 111), una stupefacente
raccolta di disegni dei più vari soggetti
ornamentali. Dal Museo di Palazzo d'Arco verrà
il codice di mascalcia di Zanino Ottolengo a
documentare la passione dei Gonzaga per i
cavalli. Un esemplare di dedica dell'Hercules in
bivio di mano di Felice Feliciano proviene dalla
Biblioteca Civica di Padova (ms B. P. 1099).
Fra gli incunaboli, si potrà ammirare la prima
edizione mantovana della Divina Commedia (1472),
custodito nella Biblioteca Civica di Verona e
dedicata al poeta ed umanista Filippo Nuvoloni,
e l'Orologio di Pietroadamo de' Micheli,
descrizione della mirabile macchina
astrologica-astronomica (1473) costruita da
Bartolomeo Manfredi (che fu allievo di Vittorino
da Feltre), del quale, per la prima volta, viene
esposto un codice di studi matematici.
Proveniente da Chiari (Brescia, Biblioteca
Morcelliana, C. S. III 26) è il Vosonius
Epigrammatum liber primus di Giovanni Stefano
Buzzoni [1498 ca.].
Nella mostra il Mantegna di continuo compare e
scompare. Di lui solo un dipinto, ma magnetico:
il Redentore benedicente, una tempera su tela,
custodita nel Museo Civico di Correggio, alla
quale sarà dato particolare risalto. L'artista
è tuttavia sempre presente in queste vestigia
della cultura del suo tempo, della civiltà di
cui fu protagonista, dei lustri di equilibrio
politico conseguenti alla pace di Lodi (1454),
durante i quali anche Mantova conobbe la sua
più rigogliosa fioritura delle lettere e delle
arti. Frutti dell'humus coltivata con pazienza e
amore da Vittorino Rambaldoni da Feltre, padre
di ogni umanità durante ventitrè anni di
magistero nel ginnasio della Casa Giocosa. Si
comprenderà così la ragione del risalto che
verrà dato ad umanisti quali Matteo Bosso (di
cui si vedrà il ritratto proveniente dal Museo
"Ala Ponzone" di Cremona), Battista
Fiera, il cui ritratto, opera di Lorenzo Costa
il Vecchio prestato dalla National Gallery di
Londra, sarà esposto ad ornamento dell'edizione
del suo dialogus fra Mantegna e Momo, De
Iusticia pingenda. Altro celeberrimo umanista
del tempo fu il carmelitano Battista Spagnoli,
del quale si vedranno il secondo volume
dell'edizione delle opere (Parigi 1513) e un
busto marmoreo scolpito da Bernardino Germano.
La variegata mostra presenterà anche alcuni
pezzi della nota raccolta di tarocchi
indebitamente assegnati al Mantegna, proprio per
spiegare le ragioni dell'equivoco.
Anche i committenti del Maestro saranno presenti
con i ritratti: il marchese Ludovico II e i suoi
figli, Francesco II Gonzaga citato nel celebre
busto in terracotta attribuito a Giancristoforo
Romano (Mantova, Palazzo di San Sebastiano-Museo
della città) e la moglie Isabella d'Este di cui
si pone a confronto, per la prima volta,
un'opera di oreficeria che la ritrae, la
preziosa medaglia del Kunsthistorisches Museum
di Vienna, un rilievo con un profilo di dama
della National Gallery of Scotland di Edimburgo
in cui si ravvisa ancora la marchesa ed una
scultura in marmo di collezione privata
spagnola.
L'esposizione si avvale pure delle più avanzate
tecnologie multimediali, che documenteranno il
graduale divenire della Camera Dipinta
"detta degli Sposi" del castello di
San Giorgio e permetteranno di conoscere le
vicende e i personaggi finora individuati che
popolano il capolavoro assoluto del Maestro. La
rappresentazione virtuale del Trionfo di Cesare
sarà corredata da una rara riproduzione
xilografica dell'opera eseguita da Andrea
Andreani nel 1599 e da due scene del ciclo,
"libere interpretazioni" di Pietro
Paolo Rubens e Erasmus II Quellinus, dei primi
anni del Seicento. Con uguale sistema
multimediale si potranno vedere anche lo
Studiolo di Isabella d'Este e i due dipinti del
Parnaso e la Minerva caccia i vizi dal giardino
delle virtù commissionati dalla marchesa al
pittore ed oggi al Louvre. Si potrà anche
capire l'armonia architettonica della stessa
Casa del Mantegna, che la tecnologia consentirà
di scomporre, ricomporre e conoscere nel suo
sviluppo.
Il visitatore entrerà pure in un immaginario
laboratorio del Mantegna e gli parrà di vedere
l'artista al lavoro proprio nella sua casa,
dalla quale il 6 luglio 1495 processionalmente
fu portata in Santa Maria della Vittoria il
dipinto che celebra Francesco II Gonzaga e che
oggi trionfa al Louvre. Questi strumenti
conoscitivi permetteranno di ricollocare
virtualmente la pala nella cappella votiva che i
restauri stanno rivelando degna cornice di tanta
opera. Frammenti d'un mondo da noi lontano
cinque secoli, fermatosi quando morì il Maestro
il 13 settembre 1506. In lutto era Mantova, la
sua seconda patria, cui largamente donò il suo
genio e dove riposa nella cappella di
Sant'Andrea, città che riverente, consapevole
di tanta eredità, quarantacinque anni dopo la
celebre mostra del 1961 ancora l'onora. Un ricco
catalogo accoglierà saggi e schede redatti da
vari studiosi italiani e stranieri.
Questa mostra costituita da più di
centocinquanta pezzi - propedeutica alle altre
celebrazioni che in autunno Padova, Verona e
Mantova riserveranno al Maestro - intende far
tornare idealmente il Mantegna a casa sua: per
questo essa darà al visitatore suggestioni
assolutamente impossibili altrove.
testo di Rodolfo Signorini
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