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settembre - 9 ottobre 2005
Alla Casa del Mantegna di Mantova, si inaugura una mostra davvero
esemplificativa per ciò che si riferisce alla attuale fase di
analisi e rivisitazione critica di uno dei movimenti decisivi, in
Europa, per il rinnovamento dell'arte contemporanea, dopo
l'eclissi dell'informale: l'Arte Cinetica e Programmata. Infatti,
nelle sale dei museo mantovano saranno raccolte una ottantina di
opere di due fra i maggiori esponenti di quel movimento, Alberto
Biasi e Julio le Parc, che sul finire degli anni cinquanta e negli
anni sessanta diventarono, assieme a pochi altri colleghi francesi
e italiani, i punti di riferimento di quella esperienza in Francia
e in Italia.
E ormai comunemente accettato, nelle valutazioni critiche più
avanzate, il fatto che sia stato proprio il Cinetismo, molto più
di altri movimenti fino ad oggi maggiormente celebrati e sostenuti
dal mercato, ad offrire le proposte più radicali ed innovative
per il superamento delle contraddizioni e delle stagnazioni a cui
aveva condotto l'esaurimento della spinta propulsiva
dell'informale.
Basterebbe pensare alla montante marea di video e installazioni
che sta sommergendo la presente attività nel campo delle arti
visive, per farci rivisitare precipitosamente quelle formidabili
intuizioni e quegli annunci miracolosi "Boites lumineuses",
"Light prisms", hanno anticipato tutto ciò più di
quarant'anni fa, ma a questo, per fortuna non si sono fermati.
Ecco
grande personalità di alcuni esponenti dei gruppi cinetici
dell'epoca, condusse ad una nuova dimensione della percezione
visiva in arte, ad una nuova filosofia dei concetto di movimento
(che includeva anche il coinvolgimento operativo dello spettatore,
ad una nuova identificazione della struttura formale dell'opera
d'arte - con l'inserimento della forma virtuale -, ma anche, nel
prosieguo della loro ricerca, alle più diverse proposte sui
versanti dell'illusione e dell'allusione spaziale, riuscendo a
coniugare con risultati sorprendenti rigorose premesse
razionalistico- costruttiviste, nuove teorie retinico-percettive,
e fantastiche, visionario trasfigurazioni spaziali.
Alberto Biasi, uno dei fondatori dei celebre Gruppo N di Padova,
presento, in questo percorso mantovano, tutti i passaggi più
salienti del proprio viaggio di artista. Gli spettatori potranno
così ammirare le "Trame" della fine degli anni 50, a
cui anzi viene dedicata un'intera sezione, giustificato dalla
primogenitura, a loro attribuito, della teoria cinetica in Italia;
quindi, in un crescendo davvero stimolante i "'light Prisms",
le "Dinamiche visive", gli "Ottico cinetici",
i "Politipi", per finire con alcuni esempi di
quell'ultima strabiliante stagione creativa che ha visto nascere
la serie degli "Assemblaggi". Fra questi da segnalare
anche l'opera. l che tanto successo ha ottenuto all'ultima
Quadriennale romana: un "Assemblaggio" nero, di grande
dimensione, che, attraverso una scansione ritmica dei moduli
giocato sulla tre quarti, sembra davvero anelare ad impossessarsi
dello spazio circostante. Biasi è stato, negli anni sessanta, il
vero motore della ricerca nel campo delle problematiche legate al
Cinetismo virtuale, anche se altrettanto importante convincenti
sono da considerare tutte le sue proposte relative al movimento
reale, al design, all'arredo urbano. Ma la suo peculiarità,
figlia di una creatività inesauribile, è -stato il non accettare
ed accettarsi mai compiutamente, continuando incessantemente a
rimettersi in gioco, e a proporre intuizioni e soluzioni sul piano
concettuale ed operativo, che tutt'oggi continuano a stupire e
ammaliare lo spettatore.
Anche Julio Le Parc, già vincitore dei primo premio assoluto alla
Biennale di
Venezia del1966, fondatore del GRAV parigino, autentico guru di
tuffo il movimento cinetico negli anni sessanta, ci presenta, in
questa occasione mantovana, un riassunto completo della propria
attività cinquantennale. Dalle prime esperienze sullo spettro
cromatico e sulla progressione linearedella fine degli anni
cinquanta, passeremo alle "Boites" ed alle "Lumieres"
degli anni sessanta, per continuare con le "Alchimies",
inaugurate nel 1988, e per concludere con le ultime raffinatissime
riprese delle "Modulation", di questo periodo.
Un viaggio attraverso la teoria, l'approccio metodologico, il
rigore quasi scientifico con cui egli ha sempre svolto la propria
forsennata ricerca; ma anche un viaggio nelle praterie sconfinate
della libertà e della fantasia, che lo hanno condotto a non
tralasciare alcun mezzo espressivo, ed a non rinunciare ad alcuna
forma di provocazione, riuscendo splendidamente a coniugare
coerenza formalecon impulsi a trasgressioni dadaiste
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