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In
occasione dei 30 anni di attività
espositiva della Casa del Mantegna
questa mostra intende documentare
molteplici percorsi della ricerca
pittorica nel secondo novecento in
Italia, attraverso un confronto ampio e
articolato delle diverse identità
creative: dal realismo sociale a quello
esistenziale, dalla figurazione lirica a
quella espressionistica, dall'informale
materico a quello gestuale,
dall'immaginazione surreale a quella
fantastica, dall'astrattismo geometrico
alla pittura analitica e alle forme
costruttiviste.
L'intento della rassegna è quello di
indicare, attraverso la scelta di oltre
cento opere di altrettanti significativi
pittori italiani, un confronto tra
diversi modi di intendere l'esercizio
della pittura come condizione poetica
dello sguardo e come persistenza di
valori legati all'incanto della
superficie dipinta.
Il termine “incanto” scelto per il
titolo della rassegna sta ad indicare il
culto dei valori interiori e la ricerca
dello stupore che la pittura sa creare
sia di fronte alle forme circoscritte
della realtà sia oltre il suo perimetro
visibile. Nel percorso complesso e
articolato di questa esposizione emerge
la vitalità della ricerca pittorica in
Italia e la qualità della sua vicenda
creativa, ricca di stimoli e di
riflessioni che restituiscono all’atto
del dipingere una specifica funzione
immaginativa, insostituibile nel
panorama dell’arte contemporanea. |
L'intenzione è inoltre quella di indicare la
persistenza dell'esercizio della pittura in
oltre mezzo secolo d'arte italiana attraversata
da molteplici tendenze che hanno invece
decretato il superamento della pittura,
dall'arte concettuale alle nuove forme di
sperimentazione tecnologica. Molteplici sono i
temi di questo impegno creativo: la visione del
mondo come verità dei sentimenti, lo spirito di
denuncia nei confronti delle illusioni sociali,
l'espressione dei desideri legati all'inconscio,
la dilatazione cosmica del paesaggio come stato
d'animo, la presenza della figura umana come
misura evocativa dello spazio, l'esplorazione
della materia come solidità o precarietà del
cosmo, l'indagine sui ritmi del gesto e del
segno come vibrazioni del colore, la ricerca
della luce ai confini del visibile, il valore
del frammento visivo come traccia del vissuto,
il progetto della forma come dialogo con
l'architettura, le risonanze del colore in
rapporto alla musica.
Nell'affrontare questi temi la pittura italiana
rivela un forte senso di continuità con la
tradizione delle avanguardie storiche, dal
futurismo all'astrattismo, dal costruttivismo al
dadaismo, ma anche forti debiti nei confronti
delle altre significative esperienze del
novecento: dalla metafisica al surrealismo,
dall'espressionismo alle nuove forme di
realismo.
Ne emerge un'identità dinamica, nutrita di
tutte le tensioni che caratterizzano il
linguaggio artistico contemporaneo inteso come
territorio ampio e articolato in cui è
possibile incontrare differenti modi di trattare
la pittura come disciplina aperta alle più
imprevedibili soluzioni. |
Renato Guttuso,
La lavandaia, 1947
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Come sottolinea il curatore della rassegna
Claudio Cerritelli "bisogna guardare alla
storia della pittura come a un patrimonio di
immagini e di idee che non possono essere
dimenticate ma devono nutrire la memoria di chi
oggi va ancora impegnandosi su questo terreno
immaginativo. |
Oggi la
pittura ha il dovere di riaffermare il
fondamento della sua pratica infinita,
offrendo al lettore orizzonti
inesplorati di luce, immagini cariche di
meraviglia e di incanto in un mondo in
cui le tecnologie cercano di determinare
asetticamente lo spazio in cui viviamo.
La pittura deve dunque
essere letta come un'esperienza totale capace di
esprimere il piacere delle trasformazioni
mentali ed emotive che il pittore coglie nel
divenire del processo creativo, qualunque sia la
sua scelta stilistica, qualunque siano le
direzioni espressive della sua ricerca".
In tal senso, la rassegna riveste anche una
considerevole funzione didattica in quanto mette
in condizione lo spettatore di avvicinarsi al
linguaggio della pittura attraverso un ricco
repertorio di possibilità: trattamento del
colore, dinamismo del segno, costruzione della
forma, scelta dei valori luminosi, ritmi del
gesto, elaborazione della materia,
sperimentazione delle tecniche.
La mostra offre in tal senso un ampio margine di
verifica all'interno di tutti questi problemi
del fare pittura, suggerendo un percorso di
lettura in grado di oscillare tra la tradizione
del dipingere e l'esperimento di nuove strutture
visive. |
Gianni Dova, Scultura, 1974
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Il percorso espositivo spazia da Burri a Fontana,
da Afro a Tancredi, da Guttuso
a Zigaina, da Morlotti a Birolli,
da Music a Guccione, da Munari
a Veronesi, da Moreni a Ruggeri,
da Vedova a Turcato, da Romagnoni
a Francese, da Schifano a Tadini,
da Adami a Devalle, da Cuniberti
a Pericoli, da Dorazio a Minoli,
da Bendini a Olivieri
La mostra è accompagnata da un
catalogo di circa 250 pagine edito dalla Casa
del Mantegna con la riproduzione fotografica dei
dipinti esposti, un saggio storico-critico del
curatore Claudio Cerritelli e un’ampia
antologia di testi sulla pittura.
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