Con la mostra di Aurelio Nordera si completa una
stagione particolarmente densa di iniziative di alto
profilo, iniziative promosse per ricordare 30 anni di
esperienze della Casa del Mantegna come spazio culturale
ed espositivo della Provincia.
Così, dopo la mostra “L’incanto
della pittura”,
dedicata agli episodi più significativi dell’arte
italiana del secondo ‘900, e la rassegna del “Libro
d’artista”, la nostra struttura riaccende
il suo impegno nei confronti dell’arte a Mantova con
l’antologica di un artista importante e apprezzato,
anche oltre l’ambito locale.
Se
il grado della tensione intellettuale di una comunità
lo si misura anche attraverso l’impegno di considerare
e onorare i propri artisti la Provincia è sicuramente
l’ente che con maggiore continuità assolve
quest’impegno. Oltretutto in tempi complessi in cui
sarebbe più facile assecondare una diffusa tendenza
verso concetti di “cultura – spettacolo”. Ma la
Casa del Mantegna, nella sua ormai lunga storia, è
sempre stata poco incline a effimere manifestazioni di
facciata: ancora oggi segue con attenzione il mondo
della contemporaneità, della ricerca culturale e gli
esiti di coloro che, nei risultati dell’operare, si
fanno interpreti di questa nostra temperie.
Quest’ampia
rassegna, inoltre, rappresenta per Aurelio Nordera un
riconoscimento per gli elementi fondamentali del suo
lavoro: lo studio e la sua riflessione, la tensione
costante con il sistema dell’arte e l’impegno
didattico. Verso questi obiettivi lo scultore ha speso
quasi una vita intera, con discrezione, a tratti in modo
silenzioso e appartato, ma sempre con coerenza e grande
serietà. Nordera appartiene, infatti, a quella
categoria di artisti orgogliosi del proprio lavoro e
della dignità dell’arte, poco inclini a inutili vanità
e, soprattutto, refrattari a facili adeguamenti alle
mode del momento.
L’artista,
forte di una solida formazione figurativa, non ha mai
abbandonato tali radici e tutto ciò, comunque, non gli
ha impedito di spingere la propria ricerca fino ai
confini dell’astrazione, lavorando sul trapassare
dalla luce sopra la materia, ricavando forme che si
delineano tra apparizione ed evocazione dell’immagine
ed ottenendo da questo particolare processo icone spesso
sospese tra caso e regola. Secondo una tradizione viva
tra gli scultori, Nordera, naturalmente, ha lavorato per
soddisfare anche una committenza che chiedeva opere per
luoghi sacri e camposanti. E anche in questi episodi
l’artista è riuscito a coniugare le esigenze di culto
con una ricerca sempre rivolta verso soluzioni raffinate
e suggestive. Ma è soprattutto nelle opere di questa
antologica che si documenta un artista autentico,
tenacemente impegnato a confrontarsi con la solidità e
la compattezza della materia, creta o marmo che sia. E
nell’allestimento della mostra emergono risultati che
sembrano sfidare i principi della fisica per tradurre in
realtà opere che aspirano a volersi liberare dal peso
della materia per anelare alla leggerezza, a una
dimensione eterea. Le sue forme si inseriscono nello
spazio quasi mosse dal vento, i volumi si aprono e
perdono di compattezza per confrontarsi con una tenue
atmosfericità. L’artista sembra pressoché
costantemente impegnato a contraddire il peso dei
materiali, in una competizione con una levità inaudita.
La purezza della linea e della forma plastica, quando si
fondono poi con la candida superficie marmorea,
dischiudono dimensioni e suggestioni di intrigante
eleganza e spiritualità catturando trapassi di luce e
di ombre di grande incanto. Ed è per questo incanto che
l’appuntamento con le opere di Aurelio sembra poter
chiudere degnamente un anno dedicato al fascino
dell'arte
Roberto
Pedrazzoli
Assessore
alla
Cultura
Provincia di Mantova
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