8 maggio - 13 giugno 2010
tutti i giorni
10.00-13.00 / 15.00-18.00.
Chiuso il lunedì, se non festivoa cura di
Eristeo Banali, Franco Bassignani, Ferdinando Capisani,
Francesco Dalmaschio
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Gianluigi Troletti, un anno fa, si arrendeva alla
malattia. E ora, per restituirne il profilo artistico, la
Provincia di Mantova, il Comune di Virgilio e il Comune di
Quistello hanno dato vita ad una rassegna dislocata su tre sedi.
La mostra è anche l'occasione per fare il punto su un lavoro
indagato, mai come prima d'ora, in modo ampio ed esauriente. Si
dipana così un'esperienza estetica percorsa, con caparbietà,
per un trentennio. Troletti ha infatti continuato a lavorare
fino alla fine, anche nei momenti più difficili della sua breve
vita, anche quando era straziato dalla malattia, anche quando,
nel pieno della sua maturità artistica, sentiva la vita
sfuggirgli con tutte le sue promesse. Fin dagli esordi l'artista
si era distinto, nel panorama artistico mantovano, come un
pittore dotato di forte personalità e ben presto le sue opere
gli avevano portato prestigiosi riconoscimenti sul piano
nazionale. La vicenda di Troletti è la storia esemplare di un
artista tanto votato alla ricerca, alla comprensione dei
linguaggi della contemporaneità, da saper rinunciare, anche per
onestà intellettuale, a quelle qualità formali ed espressive,
al limite del virtuosismo, che ne avevano decretato l'iniziale
successo. Ma non erano le lusinghe dell'accademismo a sedurre il
pittore. La strabiliante caratura del suo disegno non si arenò
nelle trappole dell'approfondimento delle tecniche artistiche
degli antichi maestri rinascimentali, sugli orizzonti
dell'Anacronismo. Le figure alate in rilievo, fragili e protese
verso lo spazio infinito, non cantavano la vittoria di
raggiungimenti definitivi. Mano a mano la figurazione si faceva
sempre più essenziale e allusiva, fino a ridursi a puro indizio
e citazione. La sua esperienza artistica dunque, in continua
sperimentazione, si andava semmai arricchendo attraverso
l'incontro con l'arte, con l'elaborazione di una poetica del
segno, sempre più caparbiamente insistito e rivelatore di un
tormentato confronto alchemico con la materia, con la ricerca di
una dimensione spirituale pacificante, sempre rincorsa e mai
pienamente raggiunta. Inevitabile perciò l'allontanamento dalle
potenzialità figurative in cui si era inoltrato con grande
maestria. Tecniche e materiali nuovi trasformavano ben presto un
fondamentale ciclo di opere ispirate ad una sua personale
rilettura della mitologia greca. L'artista si addentrava nella
sperimentazione di procedimenti estetici e creativi sempre più
complessi, con carte modellate con stampi di gesso dove i tratti
figurativi erano limitati all'essenziale, a segni sostanziali
atti a richiamare vaghe sembianze di figure lontane, velate
dall'indeterminazione di una memoria antica e labile. Agli inizi
degli anni '90 Troletti approdava a un nuovo ciclo di opere che
segnava l'approdo a un personale sistema pittorico in cui la
geometria euclidea si confrontava con l'ampia gestualità
dell'informale. Geometria e gestualità, rigore e colore,
razionalità e impulsi dal profondo: queste le contrapposizioni
e le osmosi in cui si distingueva la sua ricerca, questi gli
elementi che ne definivano ora gli orizzonti. Aria, terra,
acqua, fuoco diventavano gli elementi su cui si concentrava, su
superfici riflettenti, il breve tempo reale e la fissità dello
spazio virtuale su cui scorreva l'inafferrabilità delle
esistenze che vi si affacciavano. Emergeva pure il mistero
alchemico della vita, dove l'alchimia era intesa come
rappresentazione dell'evoluzione umana, come scena di
riferimenti antichi e ancestrali per rappresentare una materia
che possiede elementi di sacralità. Troletti si mantenne fedele
fino in ultimo a questo spartito espressivo, sperimentando
soluzioni diverse, dal disegno alla scultura fino alla creazione
di spazi e arredi, privilegiando sempre più esclusivamente il
metallo riflettente, lo specchio capace di catturare,
direttamente nell'opera, la presenza dello spettatore e la
dimensione reale del tempo e dello spazio.
Il pittore si appropriava ora pienamente della modernità,
diventava interprete delle sue enormi contraddizioni, delle sue
povertà e dei suoi deliri d'onnipotenza. Le Moire che filano i
giorni della vita gli hanno dato giusto il tempo di concludere
alcune riflessioni artistiche sull'esistenza dell'uomo,
un'esistenza che, nelle sue costanti ricorrenze, resta sempre
moderna e sempre antica.
Questa rassegna motiva dunque, senza incertezze, la
considerazione che il mondo dell'arte conserva di Gianluigi
Troletti. Per tutto ciò ringrazio gli enti pubblici che hanno
risposto con la necessaria attenzione e sollecitudine
all'esigenza di aprire alla comunità mantovana l'opera di uno
dei suoi artisti più significativi e sensibili.
Roberto Pedrazzoli
Assessore alla Cultura
della Provincia di Mantova
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