Ottone Rosai, pittura territorio di rivolta


A cura di Luigi Cavallo
con la collaborazione di Oretta Nicolini
Organizzazione di Augusto Agosta Tota, presidente Fondazione Ligabue

Casa del Mantegna
18 gennaio - 10 maggio 2020

PROROGATA FINO AL 23 AGOSTO

Inaugurazione venerdì 17 gennaio 2020 alle ore 18.00.

La rassegna, che rimarrà aperta fino al 10 maggio 2020, è organizzata da Augusto Agosta Tota, presidente della Fondazione Archivio Antonio Ligabue di Parma, promotrice dell'evento assieme alla Provincia di Mantova, con il patrocinio della Regione Lombardia e del Comune di Mantova. 

Un itinerario complesso e avvincente quello di Ottone Rosai (Firenze 1895 - Ivrea 1957) che ha attraversato il XX secolo lasciando traccia profonda della sua personalità e del suo stile.

Firenze è stata il teatro della sua vicenda creativa ed esistenziale fin dai primi anni in cui si affacciò alla vita culturale: l'incontro significativo, alla fine del 1913, con il manipolo di artisti futuristi - Marinetti, Boccioni, Carrà, Severini, Soffici - in occasione della loro mostra tenuta sotto l'insegna della rivista Lacerba, fondata appunto in quell'anno, a Firenze, da Papini e Soffici.

Con Lacerba, anche il giovane e impetuoso Rosai si fa conoscere pubblicando scritti e disegni su quel foglio che sbandierava l'arte italiana di punta insieme con quella francese, coniugando futurismo e cubismo sia in letteratura sia in pittura.

Bei momenti epici per tutta l'arte europea che trovava sintesi eloquenti in Picasso e Braque, così come in Boccioni e Soffici, nelle parolibere di Marinetti e nei Calligrammes di Apollinaire, nelle prose scandalose di Italo Tavolato e nei componimenti fantasiosi di Max Jacob.

Rosai si trovò, con gli amici Aldo Palazzeschi e Achille Lega, in quel flusso di genialità e sregolatezza, con la sua naturale propensione di "teppista", riottoso agli studi accademici, avverso, lui che proveniva da una famiglia di artigiani, ai benpensanti borghesi, pronto a sobillare il quieto vivere fiorentino e a disprezzare quella parte di città che si era arricchita con il piccolo commercio, l'usura e lo sfruttamento dei ceti più deboli.

Questa consapevolezza di essere nel giusto combattendo i luoghi comuni e le ipocrisie sociali gli era certo derivata dal padre Giuseppe, valente restauratore e scultore in legno, che con entusiasmo lo confortò nelle sue iniziative e nel desiderio di intraprendere il lavoro di pittore.

Rosai con ammirevole costanza intese la propria vocazione artistica come un "lavoro", rustico, difficile, rivendicando del resto le specifiche virtù spirituali e poetiche che esso comporta.

Ebbe appena il tempo di sentirsi partecipe di quella bellicosa schiera lacerbiana che subito la sua vita - dal teorico al pratico - fu davvero travolta dalla guerra: la vicenda che sconvolse l'Europa lo coinvolse appieno, fisicamente ed emotivamente, ne alimentò le aspirazioni ideali e ne temprò il carattere. Rosai fu un grande combattente, un convinto patriota e quanto alta fosse quella tensione, lo spirito nazionalistico, è ampiamente testimoniato dalle lettere al padre.

Nonostante ferite e malattie, ebbe la fortuna di tornare dal conflitto, esperienza che elaborò anche letterariamente e fu materia di due suoi volumi: Il libro di un teppista, 1919, Dentro la guerra, 1934.

Dagli anni 1919-1920, pur tra dolorose vicissitudini esistenziali e la miseria che lo perseguitò per decenni, lo svolgimento della sua opera pittorica ebbe una progressione di intensità e di interpretazione, di penetrazione dei valori umani, ambientali e formali di livello altissimo.

Disegno e pittura, conquistati con concezione del tutto personale tenendo a modello gli abitanti dell'Oltrarno con i quali condivideva le giornate, operai, venditori ambulanti, cantastorie, insieme con gli illustri monumenti della sua città, furono accolti via via da sempre più largo consenso critico e da una popolarità che, fino ai nostri giorni ha sempre seguito la sua avventura figurativa.

La mostra organizzata a Mantova - una primizia per questa città - documenta l'insieme antologico del maestro con ottanta opere, dal 1913 al 1957, tra le quali diversi inediti, tenendo come linea principale una delle sue qualità essenziali: la pittura usata come strumento di provocazione e di rivolta.

La pittura di Rosai, considerata quindi territorio sperimentale nel quale gli uomini e il paesaggio si integrano e, meglio, si comprendono.

La natura umana e la città, il corpo in cui si struttura la convergenza di linguaggio architettonico e poetico, la sintonia o distonia tra forme consuete al nostro occhio e forme di pura invenzione plastica investite da un impeto espressionista, rendono nuovi stimoli, originali occasioni ottiche e mentali al nostro tempo. 

ORARI
10,00-19,30, tranne lunedì se non festivo. (La cassa chiude un'ora prima). 

INGRESSO 
biglietto intero 8,00 €; ridotto 6,00 € da 6 a 10 anni, over 65 e gruppi di almeno 10 persone; ridotto 3,00 € per scolaresche.
Gratuito: bambini fino a 5 anni. 

INFO
Casa del Mantegna
Tel. 0376 360506 - www.casadelmantegna.it 

Info Point
Tel. 0376 432432 - www.turismo.mantova.it 

Fondazione Archivio Antonio Ligabue Parma
Tel. 0521 242703 - www.fondazionearchivioligabue.it

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