17 e 18 ottobre 2019
Doppio incontro alla Casa del Mantegna
Conferenza di Matteo Millan (Università di Padova) sul tema Violenza e Presentazione del volume di Frediano Sessi L'angelo di Auschwitz
La firma degli armistizi e la conclusione della Grande guerra nel novembre 1918 non ha rappresentato la fine della violenza in Europa ma piuttosto quella che gli storici recentemente hanno definito una ‘guerra in pace’. Attraverso l’analisi di alcuni episodi di violenza accaduti nella pianura padana, l’intervento si propone di mettere in luce il ruolo giocato dalla violenza nelle convulse fasi del dopoguerra italiano adottando una prospettiva che tenga conto sia delle sue origini di lunga durata sia delle sue connessioni con un più ampio quadro europeo. Ne emerge un quadro articolato in cui la novità rappresentata dalle squadre d’azione fasciste e dalla violenza da esse messe in atto si situa, contemporaneamente, in continuità con pratiche persistenti e con fenomeni similari che avvenivano contestualmente in altri paesi europei
L'incontro fa parte del del ciclo Verso il mondo nuovo. L’Europa e il primo dopoguerra, condotto in collaborazione tra l’Istituto Mantovano di Storia Contemporanea e l’Istituto Veronese per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea. L'arco di tempo indagato (1919-1923) vede in Europa l’uscita dal primo conflitto mondiale, l’accensione di conflitti regionali e, infine, la ridefinizione sociale e politica della geografia continentale. La formazione dell’Europa postbellica viene sondata attraverso otto lemmi, che comporranno un dizionario di questo “mondo nuovo” uscito dalle ceneri della grande guerra, e da un ciclo di proiezioni di opere filmiche coeve e successive al periodo.
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- venerdì 18 ottobre ore 17.30 - Presentazione del volume di Frediano Sessi L'angelo di Auschwitz
Dopo i saluti di Cesare Guerra e di Carlo Saletti, l’autore dialoga con Raffaella Molinari.
Tra coloro che riuscirono a fare ritorno da Auschwitz, il nome di Mala Zimetbaum, presto dimenticato dalla grande storia, rimase sempre vivo. Come fu possibile per questa giovane donna restare se stessa nell’inferno del lager? Che cosa la spinse a sacrificarsi per le compagne? Come già fu per le prigioniere a Birkenau, Mala diventa anche per noi simbolo della resistenza al male di cui Auschwitz fu il punto estremo. Una straordinaria storia di resistenza, in un racconto che ne fa rivivere l’enigma e la lezione. Ricordarla appare oggi ancor più necessario nella consapevolezza che, come sottolinea Margaret Atwood, «c’è la storia, poi c’è la storia vera, e poi c’è la storia di come la storia è stata raccontata. Poi c’è quello che resta fuori dalla storia. Che è anche parte della storia.».
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