Roberto Pedrazzoli,
l'immagine e la parola l'officina dei segni -
opere 1970-2014
29 novembre 2014 - 6 gennaio 2015
La Casa del Mantegna ospita un ampio ventaglio di opere selezionate fra i passaggi più significativi al percorso artistico di Roberto Pedrazzoli, dalla seconda metà degli anni 60 ai giorni nostri. L’esposizione si apre facendo riferimento alle esperienze nate, negli anni della formazione accademica, nel clima culturale bolognese, per attraversare di seguito, un decennio dopo l’altro, i diversi cicli produttivi dell’artista fino alle esperienze più recenti. Agli anni ’70 appartiene il ciclo dei “progetti per il paesaggio”. E’ poi la volta della stagione degli “arcobaleni” ispirati ai fenomeni di scomposizione della luce e dalle atmosfere della luce prendono visibilità le parole che nominano il paesaggio che trovano la loro sostanza tridimensionale nelle istallazioni in legno dipinto. La scrittura domina sempre di più lo spazio pittorico. La parola, nell’immaginario dell’artista, diventa citazione, immagine, forma, superficie, emozione cromatica. Alcuni anni fa in un ciclo di opere di piccole dimensioni, Pedrazzoli “trascrive”, sulla tela le esperienze raccolte in molti anni di insegnamento. Gli appunti e gli schizzi preparatori per le lezioni sono il materiale che l’artista rilegge e manipola nella costruzione dell’ opera che appare come una sorta di diario di viaggio che rivive le emozioni dil una vita nella veste di educatore. Annotazioni, schemi interpretativi, citazioni dalla storia dell’arte, sovrapposizioni di disegni e scritture, danno vita ad una girandola di pensieri e concetti sulla storia dell’arte. …Con il ciclo dei “paesaggi scritti” Pedrazzoli congiunge parola e immagine… In una serie di opere di particolare efficacia, parola e colore evocano il paesaggio come luogo della memoria avvolto da aeree leggerezze. Per esempio la scritta “cielo” indica la vastità dell’azzurro, lo slancio oltre l’orizzonte, la ricerca dell’altrove. In seguito, l’immagine della parola acquista fisicità, peso tattile, volumetria plastica, presenza costruttiva di forte impatto, infatti diventa oggetto dipinto che si sviluppa in rapporto allo spazio urbano. Altre costruzioni colorate (aria, mare, sole) identificano il senso mutevole del paesaggio, l’impulso a trasformare le convenzioni spaziali in un gioco di segni e colori vissuti come strumenti di fantasia, mezzi di sopravvivenza della soggettività poetica rispetto all’invadenza delle tecnologie disumanizzanti. L’artista sogna inoltre “arcobaleni” per far volare la visione mentale nell’emozione della luce interiore, non a caso il colore si dilata fino a immaginare “città trasparenti”, luoghi di luce dipinti con l’equilibrio della ragione, per sostenere il disagio di vivere con segnali di gioia… A questo clima di ricerca si riconducono le recenti combinazioni di forme dove Pedrazzoli esprime con sempre maggiore evidenza il piacere del disegno, l’impulso del gesto che fissa movimenti sfuggenti, l’automatismo della scrittura esibita e cancellata nello stesso istante. ..attraversare i punti di congiunzione tra i diversi saperi è per Pedrazzoli un’esigenza connaturata non solo alla sua dimensione di artista visivo, ma anche all’esperienza di insegnante che con l’impegno didattico riflette intorno al ruolo della creatività nella società di massa. Claudio Cerritelli
Informazioni: La mostra rimarrà aperta con i seguenti orari: Mattino, da martedì a domenica 10-12.30 Pomeriggio, mercoledì e giovedì 15-17 sabato, domenica e festivi 15-18 Chiuso il lunedì. Approfondimenti: Roberto Perdazzoli, biografia