La vigna di Leonardo. Cronaca di una scoperta.
Casa del Mantegna, via Acerbi, 47 - Mantova.
sabato 7 dicembre 2019, ore 17
Relatori: Attilio Scienza, Antonio Urbano.
Leonardo e la vigna di Milano: una storia dimenticata. Se ne parla a Mantova
Una storia dimenticata lega Leonardo da Vinci alla città di Milano: nel 1498 il duca Ludovico Maria Sforza detto il Moro regala all'artista, come segno di riconoscenza per gli «svariati e mirabili» servigi, una vigna di circa sedici pertiche, nelle vicinanze del refettorio di Santa Maria delle Grazie e della sua «Ultima cena», sul retro della casa degli Atellani. Il dono non è casuale. Il maestro toscano viene da una famiglia di vignaioli e il nettare di Bacco rientra fra i suoi molteplici interessi: lo dimostrano le liste della spesa, gli schizzi di parti e momenti importanti del ciclo della vite, i molti appunti rinvenuti fra le sue carte. Tra il 1499 e il 1500 Leonardo lascia Milano, presa d’assalto dalle truppe francesi, e si sposta inizialmente a Mantova e poi a Venezia, non senza prima essersi occupato della vigna, che viene lasciata in gestione a un certo messer Pietro di Giovanni da Oppreno, padre del suo allievo prediletto: Gian Giacomo Caprotti, detto il Salai.
Due anni dopo il terreno viene confiscato dai francesi e assegnato a un tal Leonino Biglia, per poi essere restituito all’artista nel 1507. È lo stesso Leonardo a porre l’annullamento della confisca come condizione per il suo rientro in città, dove è stato invitato dal luogotenente del re di Francia Luigi XII, Carlo d'Amboise, a concludere alcune opere cominciate sotto gli Sforza. Il terreno appare nel Codice Atlantico e nel testamento dell’artista, redatto nell’aprile del 1519, un mese prima della sua morte, quale unico bene immobile di sua proprietà. In questo documento, la vigna viene divisa in due lotti: l’uno va Salai, che su quel terreno ha costruito una casa, e l’altro a Giovanbattista Villani, il servitore che ha seguito Leonardo fino alla fine. Quest'ultimo lascia, nel 1534, la sua porzione di terra al vicino Monastero di San Gerolamo, mentre il destino legale dell’altro lotto si perde nel buio, come tanto di quello che riguarda la figura del Salai.
A ricostruire la storia della vigna e a identificare con precisione il terreno su cui sorge, orientato secondo una direzione all’incirca parallela all’attuale via de Grassi- è stato nel 1920, in un volume edito per le edizioni Allegretti di Milano, lo storico dell’arte Luca Beltrami, massimo studioso del periodo milanese di Leonardo da Vinci.
Nello stesso anno l’architetto Piero Portaluppi avvia il cantiere per la trasformazione di Casa degli Atellani, l’unica dimora ancora in piedi del grande sogno urbanistico di Ludovico il Moro, che nell’attuale quartiere di Porta Vercellina, sui terreni della vigna grande di San Vittore, intendeva costruire un nuovo quartiere residenziale, dove alloggiare i suoi uomini più fedeli. Oggi il palazzo quattrocentesco del nobile signor Giacometto di Lucia dell’Atella, che dal 1919 è di proprietà della famiglia Conti, è in parte aperto al pubblico, permettendo di ammirare alcuni spazi di grande bellezza come la Sala dello Zodiaco, affrescata con ogni probabilità nel Cinquecento dagli Avogadro di Tradate, la Stanza dei ritratti, che vide al lavoro Bernardino Luini, lo Studio del senatore Ettore Conti e il giardino, dove Matteo Bandello intrecciò la trama delle sue novelle pubblicate nel 1554.
Prima dell'avvio del restauro del Portaluppi, Luca Beltrami varca un cancello di quella zona, in via Zenale, e incredibilmente ritrova, fotografa e tramanda i pergolati ancora vivi di quella che quattro secoli prima era stata la vigna di Leonardo, il luogo dove riposarsi mentre sulle pareti del refettorio di Santa Maria delle Grazie nasceva l’affresco dell’«Ultima cena».
Ed è proprio in quest’opera che si trova un riferimento al vitigno: in un dettaglio andato perduto durante gli attacchi aerei dell’ultimo conflitto bellico era presente un grappolo d'uva con la sua caratteristica foglia all’interno di un cesto di frutta posizionato di fronte a un apostolo.
Il restauro dell’area studiato da Piero Portaluppi abbatte la maggior parte dei filari, lasciando in piedi solo la sezione del Salai, che non sopravvive, però, alla Seconda guerra mondiale: viene distrutta da un bombardamento nel 1943. La vigna di Leonardo, la cui vicenda spazia dal XV secolo agli anni Quaranta del XX secolo, viene dimenticata fino agli inizi del nuovo millennio, quando la Fondazione Portaluppi e gli attuali proprietari di Casa degli Atellani si attivano per restituire a Milano una pagina della sua storia. È il 2004. Grazie al lavoro dell’enologo Luca Maroni e al contributo decisivo dell’Università degli Studi di Milano, nelle persone della genetista Serena Imazio e del professor Attilio Scienza, massimo esperto del Dna della vite, la vigna leonardesca riapre alla cittadinanza in occasione di Expo Milano 2015. I visitatori possono così scoprire un nuovo volto dell’artista toscano, che, tra i suoi svariati interessi, vanta anche una grande competenza nello studio dei cambiamenti climatici e delle loro ripercussioni sulle coltivazioni. Durante la fase di studio, l’ateneo milanese riesce dapprima a recuperare il materiale organico sopravvissuto, sotto circa un metro e mezzo di terra e sedimenti, dalla vigna originaria distrutta durante la guerra.
Successivamente i test confermano che i reperti rinvenuti appartengono alla specie vitis vinifera, ossia la comune vite da vino europea; da qui viene ricostruito il profilo genetico completo del vitigno, sottoponendo i campioni di Dna, purificati e aumentati nella loro concentrazione con la Whole Genome Amplification, a diverse sofisticate analisi, dal barcoding ai marcatori molecolari microsatellite, per concludere che il vitigno leonardesco appartiene a un gruppo delle Malvasie, molto in voga all'epoca: la Malvasia di Candia Aromatica, proveniente dal paese di Candia Lomellina, vicino a Pavia. Un’occasione per conoscere la storia della vigna leonardesca, oggi visitabile tutti i giorni della settimana attraverso tour audioguidati e visite con esperti, è l’incontro «Cronaca di una scoperta» che Mantova organizza per sabato 7 dicembre, alle ore 17, negli spazi della Casa del Mantegna in occasione della mostra «Similiter in pictura». Container Lab Association ha invitato a parlare il professor Attilio Scienza, che guiderà il pubblico nell'appassionante viaggio della restituzione dell'anima genetica alla vigna leonardesca, tra storia e leggenda, erbari e curiosità scientifiche, dal Quattrocento ad oggi.
La lectio sarà preceduta dall'introduzione «Arte e vino, passione e investimento», a cura di Antonio Urbano, CEO di VintHedge, fondo di investimento a favore del settore enologico italiano. L'intervento è teso ad evidenziare i punti di contatto e le possibilità di investimento in due settori che rappresentano nel mondo due grandi eccellenze del made in Italy, il settore artistico-culturale e quello vitivinicolo. Una bella proposta, dunque, quella ideata da Mantova per scoprire un tesoro prezioso e ancora in parte sconosciuto di Milano, un paradiso nascosto e incredibilmente affascinante, la cui storia è legata a quella di Leonardo da Vinci e alla sua passione per il nettare di Bacco.
Approfondimenti: Sito internet: vignadileonardo.com
Fonte: foglidarte.blogspot.com